Quando entriamo in un ambiente virtuale estremamente immersivo, il cervello può temporaneamente “smarrire” la linea tra ciò che è reale e ciò che è simulato. In certi casi, esperienze in VR vengono codificate come ricordi reali — e questo può avere implicazioni sul senso di sé, sulla memoria e sull’esperienza percettiva. In breve: la realtà virtuale può confondere la mente, ma solo per brevi momenti e con condizioni specifiche.
Che cosa significa che “il cervello si confonde” in VR?
Quando un’esperienza virtuale diventa memoria “vera”
Studi sperimentali mostrano che esperienze vissute in VR possono essere ricordate come se fossero eventi reali, soprattutto in assenza di contraddizioni sensoriali.
Il sistema della memoria delle fonti (source memory) è più vulnerabile a errori tra realtà e VR rispetto a realtà vs immagini su schermo.

Da cosa dipende la confusione?
Gli esperimenti indicano che la “confusione” sorge quando:
- mancano indizi contestuali distintivi,
- le fonti sensoriali sono ambigue,
- le prove esterne non correggono le percezioni errate.
Un’altro fattore importante è il vergence-accommodation conflict (disallineamento tra messa a fuoco e convergenza oculare), che affatica la visione e può contribuire alla dissonanza percettiva.
Quali effetti reali può provocare questa confusione?
Depersonalizzazione e derealizzazione momentanee
Alcune ricerche segnalano che l’uso intensivo di VR possa indurre sintomi simili a depersonalizzazione / derealizzazione, ossia una sensazione che il mondo esterno sia irreale o che ci si stia “osservando dall’esterno”.
Tuttavia, gli effetti tendono a essere transitori e non persistono nel tempo.
Aumento dello stress fisiologico, memoria debilitata
Studi recenti mostrano che l’esposizione prolungata alla VR (soprattutto se causa nausea da cybersickness) può elevare parametri di stress fisiologico (cortisolo, attività elettrodermica) e compromettere le prestazioni della memoria di lavoro per decine di minuti dopo la sessione.
Disturbi sensoriali e instabilità posturale
Durante il cammino in ambienti VR immersivi, soggetti sensibili mostrano riduzione dell’ampiezza delle onde alfa nel cervello, indicativa di maggiore carico cognitivo, e lieve instabilità posturale.
Questo suggerisce che il sistema nervoso compensa malessere percettivo a costo di fatica cognitiva.
Sensazioni fantasma (phantom sense)
Anche se il dispositivo non stimola effettivamente il contatto fisico, gli utenti possono percepire sensazioni tattili inesistenti, chiamate “phantom touch illusion” o “phantom sense”.
Si pensa che derivino da meccanismi di previsione multisensoriale, in cui il cervello “compensa” stimoli attesi ma non ricevuti.
Perché il cervello reagisce così (meccanismi neuroscientifici)
Integrazione multisensoriale e conflitti sensoriali
La percezione del corpo nello spazio si basa su input visivi, vestibolari (equilibrio) e propriocettivi (posizione muscolare). In VR, quando questi segnali non sono coerenti, si genera dissonanza sensoriale, che può portare a errori percettivi o malessere.
Plasticità e memoria costruttiva
Il cervello non registra i ricordi come fotogrammi perfetti: li ricostruisce basandosi su frammenti sensoriali e contesti. Quando la VR fornisce input plausibili e coerenti, la memoria può “incorporare” quell’esperienza come realistica.
In alcuni casi, effetti simili al “Tetris effect” (immagini mentali persistenti dopo esposizione prolungata a certi stimoli) sono stati osservati anche con giochi VR. Wikipedia
Il ruolo della soglia attenzionale
L’abilità dell’utente, l’esperienza precedente con videogiochi, la differenza tra stimolazioni visive e tempo di reazione possono influenzare quanto velocemente si verifica la confusione. Studi suggeriscono che maggiore esperienza VR riduce l’intensità del cybersickness e probabilmente la confusione mente-realtà.
Quali benefici e rischi dobbiamo tenere a mente?
Potenziali benefici neurologici
In contesti terapeutici, la VR immersiva ha dimostrato di migliorare funzioni cognitive (attenzione, funzioni esecutive) in soggetti con lieve deterioramento cognitivo (MCI).
Inoltre, la VR viene studiata per la gestione del dolore, grazie alla sua capacità di “ricablare” le percezioni corpo-mente.
Limiti e rischi
- Sessioni troppo lunghe possono indurre stress fisiologico e compromissione cognitiva post-uso.
- In soggetti predisposti, fenomeni di derealizzazione possono essere disturbanti.
- Non è chiaro se l’uso frequente a lungo termine possa lasciare tracce durature nella struttura neurale.
Come “difendersi” dagli effetti indesiderati
Regole pratiche per un uso più sicuro
- Limita la durata della sessione e inserisci pause regolari (ogni 20-30 minuti).
- Introduci indicatori visivi stabili (orizzonte, riferimenti fissi) per aiutare il cervello a orientarsi.
- Evita movimenti estremi e rapidi che possano disturbare il sistema vestibolare.
- Inizia con ambienti VR meno immersivi e sali gradualmente per adattamento.
- Se senti disorientamento, nausea o sensazioni insolite, interrompi subito l’esperienza.
Ruolo della progettazione VR
I designer di contenuti possono attenuare il conflitto sensoriale attraverso:
- transizioni graduali di movimento,
- focalizzazione compatibile visivamente (riducendo il vergence-accommodation conflict),
- guida visiva contestuale e riferi referenziali costanti (es. oggetti stabili nel mondo virtuale).
Implicazioni per il futuro: realtà estesa e salute mentale
Con l’aumento dell’uso di VR, AR e metaversi, comprendere come gestire la linea sottile tra realtà reale e virtuale diventerà cruciale. Le aziende che svilupperanno tecnologie immersive dovranno integrare meccanismi di sicurezza percettiva e supporto cognitivo. Sul fronte clinico, la VR potrebbe evolvere come strumento di riabilitazione e benessere neurologico, ma solo con un uso consapevole che mitighi i rischi di confusione cerebrale.
FAQ (Domande frequenti)
Che differenza c’è tra confusione momentanea e disturbo cronico?
La confusione tra realtà e VR è solitamente temporanea e si risolve quando si ritorna al mondo reale con stimoli coerenti. Un disturbo cronico richiederebbe alterazioni persistenti della percezione, che non sono documentate in utenti normali.
Quanto dura l’effetto residuo dopo una sessione VR intensa?
Alcuni studi hanno rilevato che l’impatto su memoria e stress può persistere fino a 60-90 minuti dopo l’uso, con effetti misurabili su cortisolo e prestazioni cognitive.
Chi è più a rischio di confondersi con la realtà virtuale?
Utenti con minore esperienza VR, soggetti predisposti a disorientamento o con malattie neurologiche sono più esposti. Anche contenuti con movimenti rapidi o ambienti poco coerenti aumentano il pericolo.
La realtà virtuale può avere effetti benefici sul cervello?
Sì: studi hanno evidenziato miglioramenti in attenzione, funzioni esecutive e memoria nei soggetti con lieve compromissione cognitiva quando si usano ambienti VR immersivi.