Potrebbero i terremoti, considerati per secoli solo eventi distruttivi, trasformarsi in una risorsa energetica per il futuro del pianeta? Secondo uno studio rivoluzionario condotto dai ricercatori dell’Università del Wisconsin, la risposta è sì. Gli scienziati hanno individuato un collegamento diretto tra l’attività sismica e la produzione naturale di idrogeno molecolare, una delle fonti energetiche più promettenti per un futuro a basse emissioni di carbonio.
Il legame tra terremoti e idrogeno: una nuova frontiera dell’energia pulita
Durante un terremoto, le rocce della crosta terrestre si deformano, attivando reazioni chimiche che rilasciano idrogeno molecolare (H₂). Il meccanismo è reso possibile grazie a un minerale diffuso: il quarzo. Quando sottoposto a forti pressioni meccaniche, questo minerale converte l’energia meccanica in energia chimica, separando le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno.
Secondo i ricercatori, questo fenomeno avviene soprattutto nelle faglie geologiche attive, dove si registra una maggiore intensità sismica. Il processo, chiamato idrogeno tettonico, è stato recentemente oggetto di interesse anche da parte di riviste scientifiche come Nature Geoscience, che ha definito l’idrogeno naturale “una risorsa a lungo trascurata ma dal potenziale enorme” (Nature, 2023).
Un tesoro energetico nascosto nella crosta terrestre
L’idrogeno generato dai terremoti potrebbe avere un impatto significativo sulla transizione energetica globale. A differenza dell’idrogeno prodotto industrialmente, che richiede grandi quantità di energia, quello naturale è a emissioni zero e si forma spontaneamente nel sottosuolo. Secondo l’International Renewable Energy Agency (IRENA), l’idrogeno giocherà un ruolo chiave nel raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, soprattutto nei settori più difficili da decarbonizzare.
Attualmente, diverse compagnie energetiche stanno investendo nella ricerca e nell’estrazione dell’idrogeno naturale, che potrebbe diventare una fonte stabile, economica e sostenibile nel lungo termine. In Francia, ad esempio, il progetto HyNatural sta esplorando giacimenti di idrogeno tettonico nella regione di Bourakébougou, in Mali, già operativo a livello pilota (CNRS, 2024).
Un ruolo anche nella biosfera: l’idrogeno come fonte di vita estrema
L’idrogeno non ha solo implicazioni energetiche, ma anche biologiche. Secondo il team dell’Università del Wisconsin, alcuni microrganismi estremofili sopravvivono nelle profondità terrestri o sotto i ghiacciai alimentandosi di idrogeno. Questo apre nuovi scenari nella comprensione della vita in ambienti estremi e rafforza l’interesse della NASA e dell’ESA nell’esplorazione di ambienti simili su altri pianeti, come Marte ed Europa.
Idrogeno come strumento di previsione sismica?
Un altro aspetto interessante emerso dallo studio è che elevate concentrazioni di idrogeno nelle faglie potrebbero diventare un indicatore precoce di terremoti imminenti. L’idea è che analizzando il rilascio di idrogeno in tempo reale si possano migliorare i sistemi di allerta sismica, una prospettiva che ha già attirato l’attenzione di enti come il US Geological Survey.
Conclusione: energia dal cuore della Terra
La scoperta dell’idrogeno generato dai terremoti rappresenta una speranza concreta per il futuro energetico del pianeta. Sfruttare questa risorsa nascosta potrebbe rivoluzionare il modo in cui produciamo energia e ci prepariamo ai disastri naturali. Come affermano i ricercatori: “Stiamo solo iniziando a comprendere il potenziale nascosto sotto i nostri piedi.”
Fonti autorevoli:
- Nature Geoscience – Natural hydrogen: an overlooked resource
- CNRS – Natural hydrogen: new energy frontiers
- International Renewable Energy Agency (IRENA)
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