Nella Pubblica Amministrazione, siamo abituati ad acronimi e scadenze. Ma di tanto in tanto, ne arriva uno che non è solo un nuovo adempimento, ma un vero e proprio cambio di paradigma. PDND, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati, è esattamente questo. Non è l’ennesimo software da installare, ma il motore che abiliterà la PA del futuro, quella che i cittadini chiedono da anni.
Se lavori in un Comune, una Regione o un qualsiasi ente pubblico, probabilmente ti stai chiedendo: “Cosa significa questo per me? Da dove inizio?”. La buona notizia è che non serve essere un ingegnere informatico per capire il cuore di questa rivoluzione e per iniziare a preparare il proprio ente.
Questa guida non è un manuale tecnico, ma una mappa per orientarsi. Vediamo insieme, con parole semplici, cos’è la PDND, perché è un’opportunità imperdibile e quali sono i passi concreti per non rimanere indietro.
Cos’è la PDND in Parole Semplici? L’Autostrada dei Dati Pubblici
Immagina di dover chiedere a un cittadino un certificato di residenza per iscrivere il figlio all’asilo nido comunale. Quel certificato è emesso da un altro ufficio dello stesso Comune, o da un altro Comune. Perché chiederlo al cittadino, costringendolo a fare la spola tra diversi sportelli (fisici o digitali), quando i due uffici potrebbero “parlarsi” direttamente?
Ecco, la PDND è l’autostrada che permette a tutte le Pubbliche Amministrazioni di far parlare i propri sistemi informatici in modo standard, sicuro e controllato.
In termini leggermente più tecnici, è una piattaforma che realizza l’interoperabilità dei dati. Grazie ad essa, un Comune può, previa autorizzazione, accedere a un dato conservato dall’INPS, o una Motorizzazione Civile può verificare un’informazione con l’Agenzia delle Entrate, senza scambi di file via PEC o richieste cartacee.
Tutto questo si basa su un principio fondamentale, richiesto dall’Europa e dal PNRR: il principio “once-only”. I cittadini e le imprese devono fornire una sola volta le proprie informazioni alla PA. Sarà poi compito degli enti condividerle tra loro, quando necessario e consentito dalla legge.
Perché la Tua PA Non Può Più Farne a Meno?
Ignorare la PDND non è un’opzione, e non solo perché è una delle riforme chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ignorarla significa rinunciare a benefici enormi:
- Per il cittadino: Servizi più rapidi, meno burocrazia, zero moduli da compilare con informazioni che la PA possiede già. È il rispetto del suo tempo.
- Per l’ente: Meno lavoro manuale di data entry, riduzione degli errori, dati sempre aggiornati alla fonte e, soprattutto, la possibilità di creare nuovi servizi digitali integrati che prima erano impensabili.
- Per la sicurezza: La PDND non è una “condivisione selvaggia”. Ogni scambio di dati è tracciato, sicuro e avviene tramite protocolli standardizzati chiamati API (Application Programming Interface), che funzionano come “prese elettriche” a cui connettersi secondo regole precise.
La Roadmap Pratica: 4 Passi per Portare la Tua PA sulla PDND
Ok, il concetto è chiaro. Ma in pratica, cosa deve fare il tuo ente? Ecco un percorso concreto.
1. Formazione e Mappatura (Il passo culturale)
Il primo passo non è tecnico. È capire. Organizza incontri interni per spiegare cos’è l’interoperabilità. Subito dopo, avvia una mappatura: di quali dati siamo proprietari? Quali dati chiediamo ripetutamente ai cittadini ma sono già in possesso di altri enti (INPS, Agenzia Entrate, ANPR)? Questo lavoro di analisi è la base di tutto.
2. Verifica Tecnica e Adeguamento (Il passo informatico)
Qui serve il supporto del tuo ufficio IT o dei fornitori software. Bisogna capire se i gestionali attualmente in uso sono in grado di esporre e utilizzare le API richieste dalla PDND. Molti fornitori si stanno già adeguando. Il punto di riferimento tecnico per questo è il portale Developers Italia, che contiene tutta la documentazione e i cataloghi delle API.
3. Adesione Formale alla Piattaforma (Il passo burocratico)
L’adesione vera e propria si fa online, attraverso l’area riservata dedicata agli enti sul sito della PDND. Un legale rappresentante dell’ente dovrà accedere (tramite SPID o CIE) e nominare i delegati operativi che gestiranno tecnicamente la piattaforma. È un passaggio guidato e relativamente semplice.
4. Pubblicazione e Fruizione (Il passo operativo)
Una volta a bordo, il tuo ente avrà un doppio ruolo:
- Erogatore: Mettere a disposizione degli altri enti i dati di cui sei titolare, pubblicando le tue API sul catalogo della piattaforma.
- Fruitore: Utilizzare le API degli altri enti per accedere ai dati che ti servono, smettendo finalmente di chiederli ai cittadini.
La transizione digitale guidata dalla PDND non è solo un obbligo, ma la più grande occasione degli ultimi vent’anni per ripensare i processi, semplificare il lavoro interno e, soprattutto, ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini. È un percorso che richiede impegno, ma che ci porterà verso una Pubblica Amministrazione più efficiente, intelligente e, finalmente, al servizio del Paese.
Fonti e Risorse Ufficiali
Per navigare questo percorso, è fondamentale fare riferimento solo alle fonti ufficiali. Ecco i link indispensabili:
- Dipartimento per la Trasformazione Digitale: Il punto di riferimento politico e strategico per l’intera transizione digitale della PA. https://innovazione.gov.it/
- PDND – Piattaforma Digitale Nazionale Dati: Il portale ufficiale per aderire e trovare tutte le informazioni operative e le FAQ. https://www.pdnd.gov.it/
- Developers Italia: La community e la cassetta degli attrezzi per gli sviluppatori della PA, con la documentazione tecnica, il catalogo API e gli standard. https://developers.italia.it/
- PagoPA S.p.A.: La società a controllo pubblico che ha sviluppato e gestisce la PDND, oltre a PagoPA e App IO. https://www.pagopa.it/
- AgID – Agenzia per l’Italia Digitale: L’agenzia tecnica che definisce le linee guida e le regole per l’interoperabilità e la digitalizzazione della PA. https://www.agid.gov.it/
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