Sembra fantascienza, ma la simulazione dei pasti tramite realtà virtuale (VR) e aumentata (AR) non è più solo un esercizio per sviluppatori di videogiochi. Il concetto di “mangiare virtuale” si sta diffondendo, alimentato da un mix di esigenze sanitarie, ricerca tecnologica avanzata e il desiderio di esperienze culinarie estreme. Non stiamo parlando di sostituire la buona tavola con un visore, ma di estendere i confini del gusto e della nutrizione in modi che fino a poco fa non erano concepibili.

Le Molte Facce del Cibo Virtuale
L’esplorazione del pasto in VR si muove su più livelli, ognuno con motivazioni specifiche.
- Obiettivi Terapeutici e Dietetici: Per molti, il cibo è una fonte di stress o un ostacolo. La VR offre un terreno sicuro. Progetti come il già citato Project Nourished (nato in California) si sono concentrati sulla possibilità di simulare l’esperienza completa di un pasto ad alto contenuto calorico – come una sontuosa torta al cioccolato – pur consumando fisicamente solo una gelatina neutra (come l’agar-agar) inodore e insapore. Il kit di simulazione è un vero e proprio set hi-tech: un visore VR, un diffusore di aromi, sensori per il rumore della masticazione e persino posate speciali. Questa tecnica non è un gioco:
- Controllo del Peso e Diete: Permette di “appagare l’occhio e la mente” con il piacere visivo e olfattivo, riducendo l’apporto calorico effettivo.
- Cura dei DCA: La VR è usata con successo nella terapia per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), come l’anoressia nervosa e la bulimia. L’ambiente virtuale controllato aiuta i pazienti a confrontarsi gradualmente con i “cibi proibiti” in assenza di rischi fisici, un approccio che si è dimostrato efficace (fonte: studi clinici come quelli condotti dall’Auxologico e citati in ricerche sul tema DCA e VR).
- L’Esperienza Multisensoriale nel Ristorante I ristoranti di lusso e all’avanguardia hanno subito colto il potenziale immersivo della VR per creare spettacoli culinari che vanno oltre il sapore. Sublimotion a Ibiza, ad esempio, è famoso per combinare alta cucina molecolare con proiezioni a 360 gradi e realtà virtuale, trasformando la cena in un viaggio sensoriale che può portare i commensali in un fondo marino o su un’astronave, a seconda della portata. Qui, la VR non simula il cibo, ma ne amplifica la percezione emotiva e ambientale, trasformando un pasto in una forma d’arte interattiva.
- Il Futuro dell’Interazione Gastronomica La vera frontiera è la capacità di simulare il gusto direttamente. Ricercatori dell’Ohio State University (OSU) hanno sviluppato l’e-Taste, un dispositivo che usa stimolazioni elettriche per ingannare le papille gustative e ricreare la percezione di dolce, salato, acido o amaro (fonte: «Science Advances»). Questo promette di aiutare chi ha perso il senso del gusto a causa di lesioni o del Long COVID, riportando un po’ di “sapore virtuale” nella loro vita.
Mangiare in VR non è un capriccio, ma la risposta a diverse necessità: sanitarie, di sostenibilità (pensiamo ai cibi virtuali a “zero impatto” o zero spreco) e di puro intrattenimento. La sfida è rendere l’illusione sufficientemente convincente da coinvolgere tutti i sensi, senza mai dimenticare che l’esperienza reale resta insostituibile.
FAQ sul Cibo Virtuale e VR
La realtà virtuale può davvero farmi sentire il sapore di un cibo? Non direttamente nel senso tradizionale. Le tecnologie più recenti si concentrano sulla simulazione multisensoriale utilizzando la vista (con il visore), l’olfatto (diffusori di aromi) e la tattilità (dispositivi che mimano la consistenza). L’e-Taste dell’OSU, invece, è un passo avanti e stimola le papille gustative con lievi correnti elettriche per generare la percezione dei gusti primari, ma è ancora in fase di sviluppo.
Quali sono i principali vantaggi nell’usare la VR per mangiare? I vantaggi sono principalmente due. Il primo è in ambito terapeutico e dietetico: permette di provare il “piacere” di cibi ipercalorici o considerati proibiti senza ingerirli, aiutando pazienti con DCA o chi segue regimi dietetici rigorosi. Il secondo è l’arricchimento dell’esperienza in ristoranti, creando spettacoli immersivi e coinvolgenti che migliorano la percezione e l’emozione legate al piatto.
I ristoranti virtuali nel Metaverso servono cibo vero? No, i ristoranti e bar nel Metaverso (come quelli ipotizzati da McDonald’s) sono in realtà spazi digitali per l’interazione sociale e il marketing. Funzionano come luoghi di ritrovo virtuali dove l’utente può interagire con il brand o ordinare il cibo reale da ricevere a casa. Il valore è nell’esperienza virtuale di socializzazione e branding, non nel consumo fisico del pasto.