Un nuovo studio scientifico lancia l’allarme: il prossimo supercontinente, Pangea Ultima, potrebbe creare condizioni climatiche così estreme da minacciare la sopravvivenza dei mammiferi, inclusi gli esseri umani. A sostenerlo è un team dell’Università di Bristol, guidato dal climatologo Alexander Farnsworth, secondo quanto riportato da Gismeteo.ru.

Pangea Ultima: un ritorno alla Terra unita, ma letale
Secondo le simulazioni condotte dai ricercatori, entro circa 250 milioni di anni, i continenti attuali potrebbero riunirsi formando una gigantesca massa terrestre nota come Pangea Ultima. Questo megacontinente sorgerebbe in aree lontane dagli oceani, privandosi quindi dell’effetto rinfrescante delle grandi masse d’acqua.
Il risultato? Temperature estreme, desertificazione diffusa e una ridottissima percentuale di superficie abitabile.
Temperature tra 40 e 70 °C: un clima oltre la soglia vitale
Le proiezioni indicano che, nelle aree interne del supercontinente, la temperatura media giornaliera potrebbe raggiungere valori tra i 40 e i 70 gradi Celsius. Si tratta di condizioni ben oltre il limite di tolleranza per i mammiferi, la cui termoregolazione dipende in gran parte dalla sudorazione.
“A quelle temperature, il raffreddamento del corpo diventerebbe inefficace,” spiegano gli scienziati. “L’umidità elevata peggiorerebbe ulteriormente il quadro, portando a un rapido collasso fisiologico negli organismi a sangue caldo.”
Le tre cause del riscaldamento estremo
Gli studiosi identificano tre principali fattori che, combinati, porteranno al collasso ambientale:
- Aumento della radiazione solare, dovuto all’evoluzione naturale del Sole;
- Elevate concentrazioni di CO₂ nell’atmosfera;
- Crescente attività vulcanica, generata dallo scontro tettonico durante la formazione del supercontinente.
Questi elementi provocherebbero un effetto serra potenziato e una destabilizzazione del clima globale.
Solo una piccola parte della Terra resterà abitabile
Nel peggiore dei casi, solo il 8-16% della superficie di Pangea Ultima potrebbe offrire condizioni compatibili con la vita. Le zone più favorevoli sarebbero:
- Le regioni costiere, mitigate dalla vicinanza al mare;
- Gli altipiani, dove il clima tende ad essere più temperato.
Tutte le altre aree interne potrebbero diventare vere e proprie “zone morte”, troppo calde e secche per sostenere qualsiasi forma complessa di vita.
Un monito per il presente: la vulnerabilità dei mammiferi
Sebbene lo scenario descritto si proietti in un futuro lontanissimo, lo studio evidenzia un dato importante: la fragilità dei mammiferi di fronte a cambiamenti climatici estremi.
“Studiare eventi futuri aiuta a comprendere meglio il nostro presente,” sottolinea Farnsworth. “Le condizioni simulate ci mostrano come persino variazioni graduali e naturali della geologia terrestre possano mettere a rischio l’intera biosfera.”
Conclusione: Pangea Ultima è una previsione, ma la crisi climatica è già reale
Mentre l’ipotesi di un supercontinente potrebbe sembrare fantascientifica, le sue implicazioni ci parlano del destino della Terra e della necessità di affrontare con urgenza i cambiamenti climatici attuali. Il messaggio degli scienziati è chiaro: capire il futuro ci aiuta a proteggere il presente.