Chiunque abbia superato i 30 anni ricorderà con nostalgia Nokia, il colosso finlandese che ha dominato il mercato dei cellulari a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000 con modelli iconici come il 3210 e il 3310. Un successo planetario, seguito però da un declino altrettanto rapido che ha portato l’azienda a perdere la sua leadership e, di fatto, a “scomparire” dal panorama che un tempo dominava.
Ora, un ex ingegnere di Nokia, Yun-Ta Tsai, oggi dirigente in Tesla, lancia un avvertimento diretto alle aziende che non si adattano ai tempi, paragonandole ai dinosauri condannati all’estinzione. La sua analisi si concentra in particolare sul futuro dell’industria automobilistica.
La lezione di Nokia: l’ostinazione che costa cara
Yun-Ta Tsai, che in Nokia si occupava di progetti di nuove tecnologie, ha individuato la causa principale del crollo dell’azienda nella sua incapacità di abbracciare il touchscreen. Mentre il mercato si muoveva inesorabilmente verso l’abbandono delle tastiere fisiche, i dirigenti finlandesi persistevano sui pulsanti, aggrappandosi a obiezioni come: “E se lo schermo non funzionasse?” o “E se le mie dita grosse facessero fatica a usarlo?”.
Quando finalmente Nokia decise di passare ai display touch, lo fece a modo suo, optando per i touchscreen resistivi (che richiedevano l’uso di uno stilo o una pressione più decisa), anziché i più moderni e intuitivi touchscreen capacitivi già adottati da Apple. Il treno dell’innovazione era ormai passato e la successiva acquisizione da parte di Microsoft, e poi di HMD Global, non ha mai riportato Nokia ai suoi antichi fasti.
Questa è una lezione fondamentale sulla resilienza aziendale e l’innovazione, ampiamente discussa in saggi e articoli che analizzano i casi di fallimento aziendale dovuti alla mancata adattamento ai cambiamenti tecnologici. Per un’analisi approfondita della vicenda Nokia, è possibile consultare articoli di settore come quelli di Harvard Business Review o Forbes.
L’industria automobilistica al bivio: i “dinosauri” di oggi
Yun-Ta Tsai non esita a paragonare le case automobilistiche più “tradizionali” di oggi alla Nokia dei primi anni 2000. Il loro tallone d’Achille? L’eccessivo affidamento ai motori a combustione interna, alle linee di produzione pesanti e la tendenza a progettare nuovi modelli basandosi su ciò che ha avuto successo in passato, anche 10 o 20 anni fa.
Queste aziende, secondo Tsai, sottovalutano (o seguono solo parzialmente) la trasformazione digitale e del software: sistemi operativi avanzati, aggiornamenti Over-The-Air (OTA), e soprattutto la guida autonoma basata sull’intelligenza artificiale. Questo perché tale evoluzione minaccia i loro modelli di business esistenti. Sanno che il mercato desidera un futuro digitale, ma faticano a immaginare un’auto senza pedali, senza la necessità di showroom fisici o officine tradizionali.
Questo atteggiamento lascia la porta aperta a nuovi player come Tesla, Rivian, Xiaomi e Xpeng, che stanno conquistando quote di mercato proponendo un approccio puramente basato sul software e incentrato sull’utente. La transizione verso l’elettrico e la guida autonoma è un tema caldo nel settore automobilistico, con numerose analisi e previsioni da parte di esperti come quelle pubblicate da McKinsey & Company sul futuro della mobilità.
Tesla: un passo avanti per ridefinire l’auto
Tesla, l’attuale datore di lavoro di Tsai, è un esempio di azienda che sta cercando di rimanere un passo avanti, riprogettando l’intera architettura dell’auto. L’obiettivo non è solo fornire un’assistenza alla guida avanzata, ma arrivare alla Full Self-Driving (guida completamente autonoma) che eliminerà la necessità di volante e pedali.
L’idea finale è quella di “buttare via” il concetto tradizionale di auto e ricrearlo da zero. Il progetto Tesla Cybercab, ad esempio, non sarà solo un altro veicolo autonomo, ma una ridefinizione completa del trasporto personale, dove non sarà necessario guidare e forse nemmeno possedere il veicolo, aprendo la strada a modelli di mobilità condivisa e servizi di robotaxi.
Ostacoli e resistenze: la storia si ripete?
Naturalmente, non mancano le voci di opposizione e le sfide. La sicurezza, le abitudini consolidate, le normative e gli ostacoli tecnici rappresentano ancora grandi incognite. Tuttavia, queste obiezioni ricordano molto da vicino quelle che Nokia incontrò quando Apple lanciò l’iPhone.
Il messaggio di Yun-Ta Tsai, condiviso apertamente sul suo profilo X (ex Twitter), è chiaro: se non ci si evolve, non si sopravvive. Per i “dinosauri” dell’industria automobilistica, le cui operazioni dipendono da pesanti catene di montaggio e motori a combustione interna, il tempo stringe. Il futuro ci dirà chi avrà la lungimiranza di adattarsi e chi, invece, seguirà il destino di Nokia.
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